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Di barbe e belle storie foggiane: un pomeriggio da “Hair Chic Barber Shop”

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In una piccola bottega di barbiere, a Foggia, il tempo s’è fermato. Seduto su una sedia del 1924, robusta e confortevole come quelle di una volta («apparteneva ad un barbiere di Roma, nella zona di Termini», mi racconta con orgoglio il suo proprietario), mi specchio i capelli e la barba. Antonio mi gira intorno, mi studia pure lui, con l’occhio clinico che solo i professionisti consumati hanno. E però Antonio Cardone, titolare dell’Hair Chic Baber Shop, “consumato” di certo non lo è per l’età: ha 29 anni, 3 meno del suo nuovo “caso clinico” qui scrivente, ma le sue mani sono attente e precise, lisciano, pettinano, carezzano, tagliano con cura.

Siamo in via Enrico Pestalozzi 43, una traversa di via Matteotti, nella zona dei Quartieri Settecenteschi. Foggia è immersa nella pioggia di uno stanco pomeriggio di metà aprile. «Ho iniziato giovanissimo – mi racconta Antonio -. Avevo 13 anni. Dopo la scuola, d’estate, anziché giocare e divertirmi come tutti gli altri, me ne andavo a fare il ragazzo di bottega da un barbiere di Foggia. Ero un ragazzino, spazzavo a terra. Arrivato settembre, ho detto basta. Non volevo più studiare, volevo fare il barbiere».

«Cosa ti aveva colpito del mestiere?», domando. «Mi piaceva l’idea di curare l’immagine di una persona, scolpire l’aspetto e insieme coccolare il cliente», mi dice Antonio, mentre mi sfoltisce una basetta. «La mia prima esperienza è durata sei anni: il barbiere da cui lavoravo mi ha insegnato tutto, dalle basi a cose più specialistiche. Poi ho cambiato: ho iniziato a lavorare per un’altra bottega, sempre qui a Foggia. Alla fine, dopo altri sei-sette anni, ho fatto il grande passo e mi sono messo in proprio. Così è nato l’Hair Chic Baber Shop».

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Mi guardo un attimo intorno. Le pareti color del legno, le raffinate etichette di lozioni e prodotti, le chiacchiere tranquille che provengono dalla seggiola alla mia destra, dove un 40enne brizzolato è tra le mani dell’aiuto di Antonio, Luigi, l’odore del caffè: tutto mi restituisce una sensazione di familiarità. Come essere a casa. E però è strano: perchè l’Hair Chic non è esattamente il tipico barbiere di Foggia. Ricordo, quando ero piccolo, che accompagnavo mio padre in un grande salone per uomo, uno dei più celebri della città. In seguito, più grandicello, ne ho girati parecchi, anche gestiti da giovani: ma nulla che restituisse l’immagine delle vecchie botteghe in cui i nostri nonni trascorrevano i sabati mattina a farsi radere e conversare di donne, politica e sport.

«Hai mai pensato di andar via da Foggia?»: domanda d’obbligo per uno che ha studiato 11 anni fuori e solo di recente ha fatto ritorno, figliol prodigo folgorato sulla via Adriatica da un progetto di lavoro a lungo termine. «No – mi risponde convinto Antonio -. Volevo recuperare quest’immagine, questo gusto, questo approccio un po’ vintage. Mi piace questo mondo, adoro le tradizioni di barbiere di una volta, volevo riappropriarmene, riaggiornarle, e volevo farlo a Foggia».

Gli è andata bene, mi racconta. La clientela c’è, è ampia e trasversale, dai 22 ai 60 anni. Merito di un brand in grado di congiungere antico e moderno con indubbia sagacia. Hair Chic, infatti, è inserito nel campus itinerante del Barber Collage 2016 assieme ad alcuni dei più giovani talenti della barberia di tutta Italia. «Come ci sei entrato in questo giro?», domando ad Antonio (e intanto, siamo passati proprio lì, alla mia barba, per la quale chiedo una vecchia gloria della tradizione nostrana: il panno umido). «Li seguivo sui social. Poi, tra ottobre e novembre dell’anno scorso, grazie all’amicizia di alcuni grandi professionisti, partecipai come visitatore ad un Barber Match, una disfida tra barbieri molto affascinante. Da lì mi si è aperto un mondo: ho trovato davvero quello che cercavo».

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Ecco, ma cos’è che invece cerca l’uomo oggi quando va dal barbiere? «I tempi sono cambiati – riflette Antonio -. Una volta andare dal barbiere significava shampoo e taglio veloce, magari una rasatura pulita, semplice. Niente fronzoli, pochissima attenzione all’estetica, nessuna o quasi alla “coccola”». Oggi, però, non è così: l’uomo, mi racconta Antonio, vuole piacersi, curarsi, ammirarsi. E’ più narciso, ma anche più attento alla qualità dei prodotti e del lavoro di un professionista. E con Antonio, penso io, un cliente casca proprio bene: «Non faccio alzare mai nessuno da questa sedia – mi fa, mentre batte una mano sullo schienale e appena accarezza la pelle del rivestimento – se non sono completamente soddisfatto, se ogni pelo non è dove dovrebbe essere».

Ecco perché spesso, quando scorro la pagina Facebook o il profilo Instagram di Hair Chic Barber Shop, vedo Antonio e i suoi giovani collaboratori postare foto di e con clienti ben oltre l’orario di chiusura tradizionale.

Dopo il panno caldo, tocca alla modellatura, una delle specialità della casa. Antonio, con piccoli tocchi di forbici e rasoio, accorcia e sfuma e alleggerisce nei punti giusti. Mi racconta dei clienti con quelle che lui chiama “barbe impegnative”, quelle che necessitano di cura con lozioni, balsami, unguenti; mi mostra con orgoglio i prodotti che tiene sul banco (persino i dentifrici, in evidenza su un registratore di cassa degli anni ‘50: «Un tempo il dentifricio lo potevi comprare solo dal barbiere», ricorda); mi descrive minuziosamente tecniche, stili, da aggiornare costantemente con corsi e workshop, ché oggi mica il barbiere può limitarsi alle quattro mura della sua bottega, deve uscire. Soprattutto, così facendo racconta una passione decisamente ammirevole.

I clienti apprezzano («anche quelli di altri parrucchieri, che vengono a modellarsi la barba da noi», sottolinea Antonio con un sorrisetto orgoglioso). Anche io apprezzo, e molto: pago, stingo la mano ad Antonio, e quando metto il piede fuori dall’Hair Chic, nel fresco un po’ umido di via Enrico Pestalozzi, ho in faccia il sorriso orgoglioso di chi può lisciarsi una bella barba e raccontare una ancor più bella storia foggiana.

 

 

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