Si è spento nella notte Jean-Marie Martin, autore di importanti libri sulla storia medievale di Foggia e della sua provincia (e non solo), grandissimo intellettuale, studioso e ricercatore, una grave perdita per il mondo della ricerca storica e della cultura.
“Autore di indagini pioneristiche e rigorose per metodo e onestà, instancabile maestro per i suoi allievi e per quanti, anche giovanissimi, gli si approcciavano con riverenza e stima, umile, gentile e divertente, francese di nascita e italiano di adozione, con lui scompare uno dei grandi maestri nella medievistica internazionale“.
Questo il messaggio di cordoglio dell’Associazione del Centro Studi Normanno-Svevi che su Facebook ha avoluto ricordare il professor Jean-Marie Martin
“Una vera enciclopedia vivente dei documenti di archivio che conosceva perfettamente. Il suo corposo volume “La Pouille du VI au XII siècle” del 1993 è un caposaldo irrinunciabile per la storia della Puglia tra tarda antichità e medioevo, un libro sul quale ci siamo formati e che ancora oggi consultiamo e citiamo continuamente. Come le centinaia di altre sue pubblicazioni sulla Capitanata, la Puglia e il Mezzogiorno medievale – il commento del professore Giuliano Volpe -.
Ma soprattutto il prof. Martin una persona gentilissima, disponibilissima, generosissima di consigli, informazioni, idee. Dialogare con lui era un vero piacere. Parlava nei congressi internazionali ma amava molto anche andare a tenere conferenze nei più piccoli paesi invitato da associazioni, scuole, singoli studiosi locali. Con sua moglie, anche lei studiosa, costituiva una coppia amabilissima.
Per me e per la nostra scuola è stato sempre un punto di riferimento. Un onore per me scrivere con lui un capitolo sulla Storia della Puglia Laterza. Aveva sempre mostrato enorme interesse per le nostre ricerche a San Giusto, a Herdonia, a Faragola e in tutti gli altri siti della Daunia. Avevamo un comune interesse per la storia delle campagne, dell’economia e della società, vista da prospettive e da sistemi di fonti diversi ma convergenti.
Era uno storico che precocemente , e prima di tanti altri, aveva stabilito un rapporto stretto e proficuo con l’archeologia e gli archeologi, prima con tanti lavori con Ghislaine Noyé e poi con tanti altri archeologi – aggiunge Volpe -.
Ha dimostrato una qualità propria dei grandi ricercatori: quella di saper cambiare idea, rivedere proprie tesi e posizioni pure espresse con dovizia di dati, ma sulle quali le nuove informazioni archeologiche avevano portato nuova luce. Amava profondamente la Puglia e l’Italia, conosceva la nostra regione, l’aveva girata in lungo e in largo, non c’è città, paese, monumento che non abbia visitato. E’ stato un vero grande maestro. Grazie prof. Martin“.