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Pioppi, merli, scoiattoli e un Santuario: viaggio nel Bosco Incoronata

Foggia – A pochi chilometri dal centro cittadino foggiano si estende il meraviglioso Bosco dell’Incoronata, un polmone verde che si sviluppa lungo il fiume Cervaro.

Il Parco Naturale Regionale Bosco Incoronata, istituito nel 2006, si estende a circa 11 km a sud-est di Foggia, entro i limiti del suo agro comunale e lambisce il santuario dedicato alla Beata Vergine.

Alla base di tutto vi è un avvenimento fondamentale: il ritrovamento della prodigiosa immagine nel bosco del Cervaro l’ ultimo sabato di aprile del 1001. Secondo la tradizione, la Beata Vergine Maria Incoronata apparve all’alba, su una grande quercia, ad un signore che si trovava a caccia nel bosco del fiume Cervaro e gli mostrò la Statua, chiedendo che venisse posta in venerazione in una chiesa da erigere sul luogo dell’ apparizione.

Le vicende che, secondo la tradizione, avrebbero portato all’edificazione del santuario, attestato a partire dal XII secolo, sarebbero quindi indissolubilmente legate al bosco.

Nel fitto bosco caratterizzato dal pioppo bianco e dall’olmo è possibile ammirare diversi animali come merli, corvi, beccacce, gazze, cinghiali, e inoltre è possibile vedere esemplari di capriolo, daino e scoiattolo.

L’attuale area boschiva, attraversata dal torrente Cervaro, è testimonianza residua di una più vasta e antica zona forestale, erosa progressivamente per le necessità di legname, di terre agricole e di pascoli. Si conoscono solo tratti della sua storia plurisecolare.

Le fonti documentarie attestano una domus dell’Incoronata, appartenuta a Federico II, che visitò la zona nel 1240 e nel 1242. Sono note anche le notizie di battute di caccia tenute nella riserva dell’Incoronata da sovrani avvicendatisi nel tempo.

Re Manfredi, nel 1256, ne organizzò una particolarmente fruttuosa, cui avrebbero preso parte 1400 persone; sono più tarde, inoltre, le informazioni relative a battute di caccia cui parteciparono il re Alfonso II (XV sec.) e il re Ferdinando IV di Borbone (XVIII sec.).

In età moderna, la gestione e il controllo dell’area boschiva dipesero dall’Università di Foggia che, in cambio di introiti variabili, concedeva in affitto gli erbaggi per il bestiame a locati della Dogana e ad allevatori locali, per il periodo sia invernale che estivo.

Tale sistema andò gradualmente in crisi dopo l’Unità d’Italia, pur protraendosi sino ad epoca fascista quando, alle concessioni dei pascoli boschivi, si affiancarono le autorizzazioni a utilizzare zone interne al bosco per le pratiche agricole.

Bibliografia: www.park.it
Articolo a cura di Ettore Braglia

Redazione

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