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Foggia, Daniela Marcone sulle scarcerazioni: testimone chiave omicidio Marcone fu scarcerato e morì in un incidente

La figlia di Francesco Marcone scrive al ministro Nordio esprimendo "serie preoccupazioni per le scarcerazioni, a causa di vizi procedurali o scadenze".

FOGGIA – Con un post pubblicato sul proprio profilo Facebook, questa mattina la vice presidente di Libera Daniela Marcone è intervenuta sul tema delle scarcerazioni, chiedendo particolare attenzione a questo tema al mondo della politica in generale e al Ministro della Giustizia Nordio in particolare. Daniela affronta il problema partendo da una questione che riguarda il padre Francesco, direttore dell’Ufficio del Registro assassinato nel portone di casa il 31 marzo 1995. Appena pochi giorni prima, Il 22 marzo del 1995, aveva inviato un esposto alla Procura della Repubblica contro truffe perpetrate da ignoti, falsi mediatori, che garantivano, dietro pagamento, il rapido disbrigo di pratiche riguardanti il suo stesso ufficio.

Nel post Daniela ricorda come “una delle figure chiave della vicenda processuale legata all’omicidio di mio padre, fu scarcerata per un problema procedurale. Era in attesa di udienza, un’udienza che avrebbe dato il via a un percorso processuale molto importante per tutti noi. Invece ritornò a casa sua e in un pomeriggio di una domenica invernale, pur essendo ai domiciliari prese la moto di suo figlio e nei tornanti delle curve del Gargano perse la vita, a causa di un incidente a cui io non ho mai creduto“.

“Quella scarcerazione – prosegue Daniela Marcone ha determinato un danno serio per noi, che eravamo in attesa di risposte da anni. Questo mi porta a esprimere serie preoccupazioni per le scarcerazioni, a causa di vizi procedurali o scadenze, dei boss a Palermo, o ovunque questo avvenga, e a chiedere al mondo della politica e al Ministro Nordio un’attenzione forte ed efficace su queste questioni. Ci sono tante famiglie che, come la mia, sono in attesa di verità giudiziaria, che almeno non si debba patire per “questioni procedurali” guardando alla scarcerazione senza “giusto” motivo di persone responsabili di gravissimi crimini”.