Francesco D’Armiento: il campione di scherma foggiano si racconta

Foggia – Ritorna la nostra rubrica “Storie di successo”. Uno spazio utile per conoscere le eccellenze made in Foggia che si sono distinte nel mondo in uno specifico ambito. Oggi, ancora una volta, sarà protagonista lo sport attraverso il racconto, l’esperienza e la vita di Francesco D’Armiento, un giovane fuoriclasse della scherma, che ha da poco conquistato la vittoria ad Amsterdam nel Torneo SAT FIE. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui.

D'armiento

Com’è nata la tua passione per questo sport?

E’ innata. Sin da piccolo ho avuto una grande passione per Zorro. Infatti, indossavo sempre la sua maschera a carnevale e, durante l’intero anno, stavo sempre con lo spadino in mano, anche quando andavo fuori con i miei genitori. Era il mio gioco preferito. Poi, per caso, un amico di mio padre, vedendomi sempre con lo spadino, gli disse “se tuo figlio ha questa grande passione per le spade, perchè non lo porti a fare scherma?”.

Mio padre non sapeva neanche dell’esistenza. Così, a cinque anni e mezzo, mi portò al Palazzetto della scherma di Foggia e da quel momento non mi sono più mosso. Anche ora che sono più grande, nonostante i viaggi e gli allenamenti che faccio tra Roma e Bologna, mi piace tornare sempre all’ovile.

Hai un modello di riferimento al quale ti ispiri?

Dal punto di vista della scherma, abbiamo grandi campioni e sarebbe difficile dire un unico nome. Siamo uno sport che riempie più di tutti il medagliere olimpico. Però, sicuramente, i grandi campioni come Montano e Tarantino sono delle grandi fonti di ispirazione. Se guardo al mondo dello sport, in generale, mi vengono in mente nomi come Nadal per il tennis e CR7 per il calcio. Sono personaggi emblematici per l’intero panorama sportivo, perchè rappresentano valori come il sacrificio e la costanza negli allenamenti.

Francesco D'armiento

Che sensazione hai provato in occasione della tua recente vittoria?

Quando si vince ci sono sempre delle buone sensazioni. Il problema è quando si perde. Scherzi a parte, è stata una bella vittoria e poi Amsterdam mi porta bene: avevo già vinto lo scorso anno, mentre nel 2016 arrivai secondo. Ci tenevo a questa vittoria per cominciare bene la stagione.

Che obiettivi hai per il futuro?

L’obiettivo principale è quello di continuare a lavorare lungo la via giusta, di crescere, perchè non si finisce mai di imparare e di avere la stessa fame, se non ancora di più, per poter vincere e collezionare successi e medaglie.

Cosa suggeriresti ai giovani che come te vogliono intraprendere uno sport a livello agonistico?

Penso che lo sport sia una delle cose che ogni persona dovrebbe fare, perchè aiuta molto sia da un punto di vista sociale sia di personalità. Ti fa maturare e ti fa crescere. Purtroppo in Italia manca una vera tradizione di scuole di sport. Se pensiamo all’ora di educazione fisica nella scuola, si riduce ad un’ora di ricreazione. Non abbiamo un’educazione allo sport che invece dovrebbe essere fatta, perchè è un veicolo importante per socializzare e per formarsi.

Aiuta ad avere un approccio diverso alla vita. Sicuramente ti responsabilizza  e aiuta a maturare prima. Anche gli stessi insegnamenti dello sport – ad esempio nel mio c’è il saluto con l’arma all’avversario e all’arbitro prima di indossare la maschera, in richiamo ad antiche tradizioni cavalleresche – servono ad apprendere valori come il rispetto dell’avversario e la lealtà.

Questi sono insegnamenti che ti porti nella vita e che puoi mettere in pratica in qualsiasi situazione. Certo, per raggiungere un obiettivo nello sport devi calare la testa, sudare e lavorare. E’ difficile raggiungere un traguardo con un colpo di fortuna. Ma questo vale in ogni ambito della vita: dallo studio al lavoro.

Cosa rappresenta per te Foggia?

Foggia è come l’ovile. Nonostante io viaggio tanto, adesso non ci vivo neanche più stabilmente sia per le gare sia per gli allenamenti, comunque resta la cosa più bella perchè stare a casa propria, con i propri amici, non ha prezzo.

Per fortuna io riesco a tornare spesso perchè sono maestro e preparatore atletico. Mi dispiace, però, sentire in giro troppe critiche alla nostra città e poche lodi. Secondo me sono forzate. Credo che dobbiamo rimboccarci le maniche per curare e coccolare la città.

La chiacchierata si è conclusa con dei ringraziamenti che Francesco ha voluto fare:

Un ringraziamento doveroso va alla mia famiglia che è sempre con me e alla mia seconda famiglia le Fiamme Gialle. Al mio staff storico: il mio maestro Marco Siesto , il mio preparatore atletico Paolo Fiore , Giuseppe Rabbaglietti fisioterapista , Atanasio De Meo nutrizionista e a chi mi supporta Autodicarlo . In pedana salgo io ma loro fanno di tutto dietro le quinte per prepararmi e farmi gareggiare al 110%.

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