Piccoli Comuni, imposta minima per le aree interne, sul modello Emirati Arabi

L’Italia ha oltre 10 milioni di cittadini che vivono in piccoli Comuni sotto i 5.000 abitanti. Per loro, e per chi voglia investire nelle aree interne, servono misure di detassazione e incentivi economici per almeno vent’anni, garantendo sicurezza fiscale e stabilità normativa per gli imprenditori.

FOGGIA – Il Coordinamento Nazionale dei Piccoli Comuni Italiani lancia una proposta rivoluzionaria per il rilancio delle aree interne: una defiscalizzazione mirata sul modello degli Emirati Arabi Uniti per attrarre investimenti e creare occupazione nei territori montani e rurali.

A partire dal 2025, gli Emirati Arabi introdurranno una Domestic Minimum Top-Up Tax (DMTT) del 15% per le grandi multinazionali, garantendo così un equilibrio tra fiscalità agevolata e sostenibilità economica. Perché non adottare lo stesso principio per le aree interne dell’Appennino e per la corona alpina?

“Parliamo di una vasta porzione del Paese in condizioni di arretratezza strutturale, dove il PNRR ha fallito miseramente e la fuga di abitanti è ormai una piaga irreversibile”, denuncia Virgilio Caivano, Portavoce del Coordinamento. “Non possiamo più permetterci politiche di piccolo cabotaggio: serve una svolta radicale.” L’Italia ha oltre 10 milioni di cittadini che vivono in piccoli Comuni sotto i 5.000 abitanti. Per loro, e per chi voglia investire nelle aree interne, servono misure di detassazione e incentivi economici per almeno vent’anni, garantendo sicurezza fiscale e stabilità normativa per gli imprenditori.

La proposta del Coordinamento prevede:

Mentre l’Italia rimane paralizzata da vincoli burocratici e visioni miopi, Spagna e Portogallo stanno già raccogliendo i frutti di una strategia intelligente per le aree rurali. In Spagna, le politiche per la “ruralità intelligente” hanno già prodotto migliaia di posti di lavoro e rilanciato il PIL nazionale, mentre il Portogallo è oggi un vero e proprio “rifugio fiscale” per i pensionati di tutta Europa.

“Non possiamo continuare a perdere tempo. Le città sono al collasso, le periferie stanno esplodendo, mentre montagne e colline si spopolano. Il rischio è un’Italia polarizzata, con poche aree sovraffollate e intere regioni condannate all’abbandono”, avverte Caivano. “Questa non è una proposta per il breve termine, ma una visione per i prossimi decenni”, prosegue Caivano. “Serve una classe dirigente capace di guardare oltre le prossime elezioni e di affrontare il tema del riequilibrio territoriale con strumenti coraggiosi e innovativi.”

L’Appennino e il Mezzogiorno d’Italia devono svegliarsi, prima che sia troppo tardi. Il Coordinamento Nazionale Piccoli Comuni porterà questa proposta sui tavoli istituzionali, chiedendo al Governo e all’UE di agire con misure concrete e immediate per evitare la definitiva desertificazione economica e sociale delle aree interne.

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