Costume e società

Lo sbarco sulla Luna raccontato da mio nonno

Quel 20 luglio Foggia era deserta, per le strade non camminava nessuno

Il 20 luglio del 1969, mio nonno, ferroviere nato a Foggia 45 anni prima, era tornato da lavoro giusto in tempo. Mi diceva sempre, da quando ero piccolino fino a qualche anno fa, che per le strade della città “non camminava nessuno”, erano tutti incollati davanti alla TV.

Per mio nonno, che cominciò a lavorare in giovane età subentrando al padre venuto a mancare per ferite da guerra, lo spazio era fonte di ispirazione, sebbene non ne sapesse niente, del resto come per molti a quei tempi. Avrebbe tanto voluto continuare a studiare, chissà magari proprio per conoscere meglio quei mondi lontani, ma il destino, crudele nel dopoguerra, aveva scelto per lui una strada diversa.

La copertina di un volume degli anni ’30 di Flash Gordon, disegnato da Alex Raymond. 

La sua passione per lo spazio nacque dalla tenera età, quando cominciò a leggere “Gordon Flasce” (nome italianizzato di Flash Gordon) pubblicato dal 14 ottobre 1934 su “l’Avventuroso” fino al 18 settembre 1938.

Mia madre, stupita, mi chiedeva sempre: “Figlio mio, come puoi leggere simili scemenze? L’uomo nello spazio? Non è possibile!”. Eppure qualche decennio dopo sarebbe successo davvero

Gli americani erano ormai prossimi al vincere la corsa allo spazio, mancava solo quel piccolo grande passo“. A raccontarlo, in Italia, c’era una voce inconfondibile che ha tenuto tutti gli italiani col fiato sospeso, quella del giornalista Tito Stagno:

“Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un balzo gigantesco per l’umanità”

Proprio così, era successo. E mio nonno in fondo lo sapeva che era solo questione di tempo ma che sarebbe accaduto. Mi raccontava sempre di quel momento, solenne, in cui si era soffermato il mondo e, con mia mamma bambina sulle gambe, ricordava la sua tra un sorriso e gli occhi lucidi tra la commozione:

“Hai visto, mamma? Ci sono andati! Non erano scemenze”.

Avrebbe voluto che anche la sua fosse lì in quel momento. Per una generazione che ha sofferto, che ha dovuto affrontare sacrifici e lavorare sodo per permetterci oggi di fare le cose più semplici, come lo scrivere questo articolo, immaginate cosa poteva rappresentare quel “piccolo passo”.

La passione di mio nonno per lo spazio non si spense lì, anzi. Negli anni parlammo a lungo di quelle che erano le nuove scoperte e di quelle che sarebbero state le nuove conquiste. Sognava di vedere l’uomo su Marte: “Io non lo vedrò ma tu si”.

Verrà anche quel giorno, ma dovremmo avere il buon senso di utilizzare meglio i nuovi saperi che deriveranno dal livello tecnologico e non ripetere quelli che, in passato, sono stati gli errori dei “figli dei fiori”.

Antonio Piazzolla

Giornalista e divulgatore scientifico; caporedattore di Close-Up Engineering, co-fondatore e direttore responsabile di lagoleada.it, è una delle firme di Forbes Italia ed è redattore di Le Stelle, il mensile di cultura astronomica fondato da Margherita Hack e Foggia Reporter. Ha collaborato con BBC Scienze Italia, l’Espresso, Il Messaggero e Business Insider Italia.

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