Attualità

Il vico degli innamorati

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Il vico degli innamorati agli inizi del ‘900 Non è una nuova arteria venuta su con l’ampliamento della città, anzi fa parte del centro, cioè di quella “vecchia Foggia”, i cui pregi e difetti vanno rievocando su quest’ospitale libro. È una stradina simpatica, degna dell’attenzione di un pittore; è sbucata fuori, nella spettacolare e silenziosa (è proibito il transito degli autoveicoli) sua veste, dopo la ricostruzione degli uffici parrocchiali della Cattedrale e dell’attigua sagrestia della chiesa dell’Annunziata.

È un troncone lungo un centinaio di metri che infonde nel passante un senso di mestizia e offre ai giovani colombi la gioia di tubare indisturbati . In questo periodo è una piccola via tutta bianca, chiusa da un cancello, pavimentata con pietra di Apricena bianca e dura. Entrando in via Campanile, sul lato destro c’è il voltone di vico Annunziata, il cui portale è sorretto da due colonne, non vi preoccupate se sono di pietra o di cemento, inoltratevi pure, in fondo c’è un altro arco novello, ponte dei sospiri che unisce le due ali dell’edificio G. Pascoli. È tanto utile e dilettevole la visita, perché se siete vecchi, vi sentirete subito ringiovaniti dinanzi al più allettante spettacolo di coppie in intimo sospiroso colloquio; sono illusioni, pene, speranze che i giovani si confidano; alcuni in pose Hollywoodiane, dagli sguardi frementi o imprigionati in estasi sublimi e se siete giovani ne seguirete l’esempio. Passare, ma di giorno; di sera anche se c’è la luna, il quadro è più preciso.

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