Costume e società

Agnese, la badante polacca che rimpiange il comunismo

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Agnieszka è in Italia da dodici anni, dove ha sempre fatto la badante. Cattolica e devota a San Giovanni Paolo II, non ne apprezza però il suo contributo alla fine del comunismo in Polonia 

Agnieszka ha lo sguardo stanco mentre parla al telefono con la sorella, lontana quasi duemila chilometri. Agnieszka – ma in Italia la chiamano Agnese – è una minuta donna polacca, senza marito e senza figli, che vive e lavora a Foggia da dodici anni, dove ha fatto sempre la badante. “Gli italiani sono bravi, mi hanno sempre pagato secondo il contratto e versato i contributi”, è la premessa. A volte, mi spiega, i parenti degli anziani cui fa da badante sono impazienti, scontrosi, poco educati. “Ma non fa niente – mi dice – sono nervosi perché hanno il nonno malato e una estranea come me in casa… li capisco”.

Agnieszka viene da Przemysl, la città polacca dove si fermano i treni carichi di profughi ucraini. La cittadina – sessantamila abitanti a quindici chilometri dal confine ucraino – è diventata nota in Italia grazie al suo sindaco, che ha rinfacciato a Matteo Salvini la sua antica simpatia per Putin.

È da quella stazione che Agnieszka è partita dodici anni fa per venire in Italia, e non è ancora tornata. Ricorda bene il grande atrio, che ha rivisto più volte nei primi giorni di guerra durante le tante dirette televisive.  “Mia sorella andava tutti i giorni in stazione ad aiutare le donne ucraine. Portava un termos con il tè caldo, qualche biscotto, qualche assorbente. Siamo gente povera, ma abbiamo un cuore. E poi la nostra fede ci chiede di aiutare il prossimo. Se fosse ancora vivo il nostro santo papa Giovanni Paolo ci chiederebbe di aiutare chi scappa dalla guerra”.

Agnieszka ha un ricordo vivissimo di Giovanni Paolo II: “Era un santo, era benedetto da Dio. Con mia madre ero a Cracovia nel giugno 1979, pochi mesi dopo la sua elezione. Fu una emozione fortissima. Ricordo la marea di persone, e il senso di gioia nel vedere un sacerdote della nostra terra diventare papa”. Sdegnata la reazione della donna alla considerazione che anche grazie a Wojtila in Polonia sia arrivata la democrazia. “Prima – dice con foga stringendosi nello spolverino – lo Stato garantiva a tutti un lavoro e una casa. Certo non si guadagnava molto, e le case erano piccole. Ma non c’era bisogno di abbandonare le nostre case e i nostri cari per andare all’estero a fare quei lavori che voi italiani non volete più fare”. 

di Vincenzo D’Errico

 

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