Comunali Foggia: politica pavida

Non c’è che una parola per definire quanto accade nelle stanze dei partiti tradizionali di centrodestra e centrosinistra della città di Foggia: pavidità. A trenta mesi dal commissariamento e a due dalle elezioni non hanno ancora indicato uno straccio di candidato sindaco. Fino ad ora si è assistito al “no grazie” dei leader di entrambi gli schieramenti: Piemontese, Barone, Furore, De Leonardis, Fallucchi. Tutti abbarbicati alle attuali poltrone, che non intendono mettere a rischio per quella, certamente più scomoda, del Sindaco di Foggia. A meno di due mesi dal voto – e nonostante la presenza in Puglia di Meloni e Salvini in vacanza – non si è fatto un solo passo avanti nel centrodestra. Sembra si faccia sempre più strada la candidatura di Leo Di Gioia, l’ex delfino del notaio/deputato Antonio Pepe, che si è fatto perdonare l’esperienza di Assessore regionale prima con Vendola e poi con Emiliano. Il rientro “a casa” con la candidatura sfortunata alle scorse regionali e l’astensione dalla politica attiva negli ultimi due anni – insieme all’amicizia con Gian Marco Centinaio e Maurizio Lupi – hanno fatto il resto. Nel cosiddetto fronte largo si è ignorata la richiesta di Emiliano di candidare gli assessori Piemontese e Barone, e sul tavolo resta il nome della dirigente scolastica Maria Aida Episcopo.
Da ieri, però, è in campo l’autocandidatura autorevole dell’imprenditore Tito Salatto. Il suo non è un nome che può essere ignorato. Nulla vieta che a destra o a sinistra si trovi la quadra sul suo nome.