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L'8 maggio 1784 nasce Vincenzo Lanza, illustre medico e umanista foggiano

Foggia – Ricorre oggi la nascita di un nostro illustre concittadino. L’8 maggio 1784 nacque a Foggia Vincenzo Lanza, insigne medico, patriota, umanista (non a caso a lui è intitolato il Liceo Classico della città).

Foggia ha un bisogno urgente di riscoprire i suoi grandi padri; di averne presenti anche solo per cenni i contributi alla storia civile, scientifica e spirituale del Paese, se non dell’umanità tutta. O, almeno, di conservare la memoria del loro esempio di uomini valenti, fosse pure per ciò che riguarda faccende apparentemente “piccole”.

Può ad occhio esterno parer poca cosa, ma sapere che certe condotte appartenevano a un nostro concittadino illustre ci inorgoglisce quasi istintivamente, e perciò ci educa, spingendoci ad emularlo. Il grande filosofo tedesco Immanuel Kant sosteneva non a caso che è nel rispetto che si trova il movente determinante che ci spinge a obbedire alle leggi e a perseguire il bene.

Forse è questa una delle più grandi differenze tra noi e i nostri nonni: la passione per una certa aneddotica e il sentimento di responsabilità e fierezza che essa sapeva suscitare in chi ne serbava memoria. Vuoi che fosse il coraggioso martire immolato alla causa della Patria – il cestista Pino Zaccheria, ad esempio, a cui è intitolato il nostro stadio, sacrificò la sua vita nella campagna di Grecia – o l’acuto scienziato – Giuseppe Rosati, a cui sono intitolate strade, scuole, il tempietto neoclassico dei giardini pubblici e il mercato più caratteristico della città era detto il “Newton delle Puglie” – nell’ascoltare le loro vicende l’animo si riempiva d’ammirazione; e sorgeva spontaneo il bisogno del racconto, della condivisione di questo patrimonio spirituale.

Oggi, per ragioni che non riguardano certo solo la nostra città, ma interessano l’intera società occidentale e il tempo difficile che stiamo vivendo, quest’uso si è perso a causa soprattutto di un infiacchimento della sensibilità storica, a cui anno dopo anno contribuiscono anche le sconsiderate politiche nazionali in materia di istruzione.

Ma un pochino di quella sensibilità, che un cinquantennio fa era appannaggio anche del meno acculturato dei nostri nonni, la si può in parte recuperare se si impara a guardare.

Nella nostra bellissima cosiddetta Villa Comunale, percorrendo i passeggi alberati, c’è un monumento del diciannovesimo secolo, restaurato un paio di anni fa, raffigurante Vincenzo Lanza (1784 – 1860), medico foggiano a cui tra l’altro è dedicato il Liceo Classico.

I vecchi foggiani tramandavano e raccontavano spesso un aneddoto sul suo conto che forse non si ritrova negli studi a lui dedicati, da cui un giovane può apprendere che Lanza fu, ad esempio, uno dei più stimati medici del suo tempo e seppe mettere in pratica come pochi altri l’innovativo metodo anatomo-clinico, che classificava sistematicamente i segni e i sintomi delle patologie alla ricerca di cause che fossero da ascriversi a lesioni anatomiche e non più a pretesi “squilibri umorali”. Lo stesso Re Ferdinando volle farsi visitare da lui per la sua abilità.

Pare che il piccolo Vincenzo fosse di famiglia poverissima e che nonostante gli scarsissimi mezzi a disposizione fosse intelligentissimo e volenterosissimo; talmente desideroso di apprendere che d’inverno, quando calava l’oscurità, si poteva vederlo uscire di casa e andarsene per le strade di Foggia anche nelle sere più gelide con un libro sotto il braccio alla ricerca di un lampione sotto la cui luce potesse continuare imperterrito a studiare, fino a molto tardi.

La sua ambizione e la sua forza, come sappiamo, lo premiarono e lo portarono lontano. Ma quel che è bello sapere è che le famiglie foggiane del secolo scorso narrassero questo episodio ai loro fanciulli, magari non proprio diligenti come il loro conterraneo, e li richiamassero perciò a considerare quale fortuna gli fosse toccata nel poter andare a scuola e essere in possesso di tutti i mezzi per portare avanti la propria istruzione: un bene, quello del sapere, che agli occhi del piccolo Lanza doveva parere talmente immenso da indurlo a fare sacrifici notevoli, pur essendo solo un ragazzino.

Certo, non è detto che il racconto dovesse sempre sortire un effetto, ma quel che è indubbio è che fa “presa”; e alle orecchie di un ragazzino certo non poteva risultare indifferente, e non smuovere qualcosa dentro di lui.

Forse un vantaggio, anche minimo, nell’educazione dei foggiani, giovani e non, lo si otterrebbe se si incominciasse a far loro riscoprire in un senso fecondo – fosse pure in tale modalità “popolare” – la storia della loro città e dei suoi illustri figli, che è per questo anche la loro, la nostra. Quella storia che, come recitava un detto anch’esso ormai dimenticato, è sempre maestra, perché se non altro ci fa vedere delle cose che prima non vedevamo: e la prima condizione per rispettarle, le cose, è proprio vederle. Si dice sempre che i foggiani siano irrispettosi (dei beni pubblici, dei monumenti, dei servizi etc.): ecco, allora, quando apriremo gli occhi avere rispetto sarà molto più facile.

A cura di Antonio Lombardi

Redazione

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