Giovanni Muciaccia: una vita “Art Attack”

Foggia – Primo appuntamento dell’anno con la rubrica “Storie di Successo”, uno spazio dedicato alle eccellenze made in Foggia che si sono distinte in Italia e nel mondo nell’ambito della musica, dell’arte, dello spettacolo e dello sport. Il protagonista di oggi è Giovanni Muciaccia, conduttore, attore teatrale e divulgatore televisivo consacrato al grande pubblico dalla nota trasmissione “Art Attack”. Uomo di grande cultura e passione, si è distinto per la sua umiltà e autoironia, soprattutto, in occasione dell’imitazione fatta da Rosario Fiorello, noto showman italiano. Ecco come si è raccontato.
Come e quando è nata la tua passione per il mondo dello spettacolo?
Ho iniziato facendo l’animatore nei villaggi turistici. Lì mi accorsi di avere un talento, così decisi che potevo fare sul serio. Mi trasferii a Roma dove mi iscrissi a scuola di teatro. In realtà, la passione per il mondo dello spettacolo è iniziata intorno ai tredici/quattordici anni. A quell’età, iniziai a frequentare i primi villaggi turistici perché mi piacevano gli animatori, stavo sempre con loro tanto da diventare il loro aiutante. In quegli anni è iniziato il mio rapporto con il palco. Arrivato a Roma mi hanno scelto per fare il Disney club e da lì è partita la mia carriera televisiva.
Quale esperienza artistica ti ha maggiormente cambiato la vita?
Sicuramente “Art Attack” perché, pur venendo già da altri programmi per ragazzi, questa trasmissione, inconsapevolmente, mi consacrò al grande pubblico. Nessuno poteva immaginare che il programma sarebbe durato undici edizioni, che sarebbe andato in onda per vent’anni e che sarebbe stato addirittura acquistato dalla Rai. Quando iniziai a girare, il prodotto era destinato a Disney Channel ma, dopo due anni, la Rai l’ha acquistato mandandolo in onda e conferendogli quel successo che ha avuto. Sapevo che il programma era forte, mi ero reso conto della sua bellezza, però non immaginavo che mi avrebbe conferito tanto successo e, soprattutto, che sarebbe durato così tanto. Ha riguardato tante generazioni di ragazzi: sia chi oggi ha trent’anni sia quelli che hanno quattro anni perché il programma continua ad andare in onda in replica.
“Art Attack” ti ha fatto conoscere dal grande pubblico. Cosa ricordi, con piacere, di questo programma?
Il ricordo più bello è legato alla possibilità di lavorare all’estero in sistemi produttivi differenti dall’Italia. Per sette anni ho lavorato in Inghilterra dove c’è molta precisione e un sistema produttivo imponente. Loro mi hanno insegnato il concetto di industrializzazione televisiva. Poi, per quattro anni, ho lavorato in Argentina. In definitiva, ricordo con grande nostalgia questo periodo perché rappresenta momenti che mi piacerebbe rivivere. La possibilità di lavorare al di fuori del nostro Paese, senza disdegnare il nostro sistema produttivo, mi entusiasmava e aveva un sapore internazionale.
In realtà il motivo è nato per caso, anzi, non c’è un vero motivo. La cosa è nata così: ho visto la sfilza di “fatto” che lui aveva postato sul suo profilo e l’ho ripresa facendo una battuta, che voleva avere il sapore dello scherzo. Infatti, ho ricevuto una faccina dallo stesso Di Maio che ha capito l’ironia del mio post. Successivamente, mi hanno chiamato nella trasmissione di Raitre di Massimo Gramellini dove mi hanno chiesto di leggere la lista. Onestamente mi sembrava riduttivo, nel senso che “Giovanni di Art Attack” non può leggere solo una lista, ma doveva creare qualcosa, ovvero una stella. Quindi si tratta di un motivo non motivo, l’idea era di trasformare qualcosa in un pezzo artistico. Come ho scritto nel mio post, la mia posizione è apartitica.
Progetti per il futuro?
Ho appena terminato una trasmissione intitolata “Cinque cose da sapere”, andata in onda dalle 7:00 alle 8:00 del mattino dal martedì al venerdì su Raidue, con circa settanta puntate. In questo momento sto lavorando ad un programma che si chiama “La porta segreta”. Ancora non so bene quando andrà in onda su Raidue, comunque sono già pronte una serie di puntate. Si tratta di un programma di divulgazione, un viaggio in Italia dove in ogni puntata visitiamo tre città italiane unite da un tema comune: la nascita del culto della Vergine Maria, la storia del cibo, i fantasmi, le mummie, la passione. Si tratta di una sorta di racconto con elementi che si aggiungono in un crescendo, in parte con delle testimonianze che raccolgo, poi attraverso l’arte di cui è ricco il nostro Paese. È un percorso, nella divulgazione artistica e scientifica, a 360°.
Chiudiamo con una domanda di rito: cosa rappresenta per te Foggia?
È il luogo nel quale sono nato, ho vissuto la mia adolescenza e mi sono formato fino all’età di 18 anni e mezzo. Poi, sono andato a Roma dove vivo da oltre trent’anni. Però, a Foggia, ho mille ricordi, affetti e parte della mia famiglia. I miei genitori, pur essendo salentini, erano molto legati a Foggia.