Politica

Mafia, la vedova Luciani scrive a Meloni: se davvero volete combattere la mafia, dovete cominciare da qui

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Nel settimo anniversario della strage di San Marco in Lamis,  Arcangela Petrucci, vedova di Luigi Luciani, ha scritto una lettera alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Ecco il testo integrale, pubblicato sul quotidiano la Repubblica.

Cara Giorgia, ho deciso di iniziare così questa mia lettera non per mancanza di rispetto istituzionale ma perché oggi voglio rivolgermi innanzitutto a Lei come donna e come madre. Sette anni fa mio marito e mio cognato sono stati ammazzati senza pietà, la loro “colpa” è stata quella di aver assistito, loro malgrado, all’uccisione di un boss mafioso della zona. In questi anni sono passata dal rifiuto della tragedia alla rabbia, alla frustrazione, alla disperazione. Per un lungo periodo mi sono estraniata dal mondo e per me più nulla aveva un senso, di giorno mi comportavo come se nulla fosse accaduto, di notte piangevo così tanto da stordirmi. Troppo è stato il dolore da incolpare chiunque per quella tragedia: lo Stato per la sua assenza, i cittadini per l’indifferenza e l’omertà, me stessa perché se quella mattina mi fossi sentita male probabilmente mio marito sarebbe rimasto a casa con me.

Il 9 agosto 2017 sono passata dal dover decidere con mio marito in quale ristorante festeggiare, di lì ad un mese, il primo anno di vita di nostro figlio, a dover scegliere la bara per Luigi. Oggi ciò che mi tiene in vita, a parte l’amore per mio figlio, è la voglia di cambiare questa realtà e nel mio piccolo cercare di rendermi utile con la speranza che tragedie del genere non accadono più. La lotta alle mafie, oggi ne sono consapevole, non deve e non può essere solo contrastata con i mezzi a disposizione della magistratura e delle forze dell’ordine ma anche e soprattutto con una presa di posizione da parte dei cittadini, un movimento culturale e morale che coinvolga tutti.

Cara Giorgia ho letto che Lei ama la Puglia e oggi voglio presentarLe il mio territorio. Il Gargano, lo sperone d’Italia. Un territorio dai mille colori. Dal blu del mare al verde della Foresta Umbra, dal marrone delle montagne al bianco delle abitazioni delle zone costiere. Un territorio dalle mille emozioni, ricco di storia, cultura e tradizioni, tramandato da generazione in generazione, fino ai nostri giorni. Un territorio così vasto e variegato in cui per molti anni il Governo si è comportato da “ospite” e non come parte integrante del territorio; lasciato, mi dispiace dirlo, per troppo tempo alla mercè dei criminali. La cultura dominante di questo territorio, era o è ancora: “Non vedo, non sento, mi faccio gli affari miei così campo cento anni”. Io, ovviamente, non facevo eccezione, rinchiusa nel mio piccolo mondo pensando che tutto fosse bello e meraviglioso. Il 9 agosto 2017 ho capito che questa cultura proprio non funziona, Luigi è morto a 47 anni e Aurelio a 44 anni.

Cara Giorgia, se davvero volete combattere la mafia, dovete cominciare da qui: dove cresce la povertà economica ed educativa, il degrado, l’arretratezza, troppo spesso arrivano le reti di criminalità organizzata, con un sistema di ricatti, imposizioni, controlli soprattutto nei confronti di quei soggetti fragili, facilmente manovrabili e influenzabili. Per molti giovani la mafia rappresenta la risposta al loro bisogno di ricerca di un senso di identità, di appartenenza, di rispetto, di considerazione; tutto ciò che dovrebbe invece garantire un Governo, e che troppo spesso a parte tante belle parole non fa nulla e così facendo contribuisce a determinare ancor di più sfiducia nelle Istituzioni. Tutti siamo bravi a dire che i giovani rappresentano il nostro futuro, ma mi chiedo: “Il Governo e tutti noi cittadini cosa facciamo per il loro futuro?”.

Cara Giorgia sua figlia ha la stessa età di mio figlio. Glielo chiedo da madre: investiamo concretamente su di loro, non domani ma subito. Convinciamoli che non bisogna essere mafiosi non soltanto perché è giusto ma perché conviene: io ho imparato a mie spese che la mafia arriva e ti toglie tutto. Entra in casa senza bussare. Lo devono sapere tutti, potrebbe succedere a chiunque. Come purtroppo è accaduto a noi. Ma tutti devono essere certi di poter fare affidamento sullo Stato, che sia giusto, che non sia debole con i forti. E forte soltanto con i deboli.

Cara Giorgia, questa mia lettera non ha lo scopo di criticare l’attuale Governo, perchè sono consapevole che quello che c’è oggi arriva da lontano. Ma le scrivo per invitarla a non essere afona quando si parla di criminalità organizzata come troppo spesso accade. Parlate di mafia, siate scomodi, fate atti concreti, non lasciate tutto alle forze di Polizia e ai magistrati. Abbiamo bisogno di voi. A volte penso, che questo mio territorio sia diventato negli anni una “bella passerella”, soprattutto durante le elezioni politiche, tutti passano di qui e ci riempiono di lusinghe e tante promesse. E poi? Dal Gargano, proprio oggi, vi chiedo di non rendere il sacrificio dei nostri cari invano.

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