Le Guide di Foggia Reporter: Stornara
Stornara – Gli storni in picchiata sulle creste dorate del grano rimandano al suo profilo, che di uccelli ed agricoltura ne porta da sempre il nome.
Su Stornara, non di rado si vedono planare migliaia di storni in cerca di olive tra le valli che in autunno ormai sono arse dal “fuoco” del sole.
Come alla sua origine, databile tra il 1100 e il 1200, i cieli di Stornara sono la casa degli storni, volatili da cui la cittadina prende il nome.
Questo è lo scenario bucolico-pastorale che circonda la Via Traiana, un tempo luogo di transumanza e, prima ancora, palude puntellata da boschi lussureggianti.
Punto nevralgico del basso Tavoliere delle Puglie, lì dove le bionde distese di grano si estendono lungo tutta la pianura.
Nel cuore di Stornara si dispiegano sinuose le volte a crociera sormontate su architetture lontane, testimonianza di correnti ed influenze egemoni tra le terre daunie.
Le vie principali del paese indossano decorazioni eleganti, oggi come una volta attraversate da lunghe schiere di greggi e pastori durante la transumanza.
Scene suggestive, se si pensa al belo delle pecore sotto il profilo di Palazzo Schiavone o la Chiesa di San Rocco, dai più anziani nominata Santa Maria della Stella il cui quadro vi è ancora custodito all’interno.
Stornara, infatti, è uno dei Cinque Reali Siti bonificati da Ferdinando IV di Borbone, a cui seguì il consolidamento dell’identità agricola tramite la colonizzazione napoleonica, ufficializzando un borgo agricolo di circa 83 famiglie di agricoltori dediti alla produzione cerealicola.
Il suo paesaggio vide fin dai tempi federiciani un’aggregazione spontanea di contadini saraceni, le cui terre con Carlo II d’Angiò furono suddivise in 5770 versure di terra, di cui una parte destinata al pascolo, mentre la metà rimanente all’agricoltura: Solo con i Gesuiti sorse la Residentia Asturnariensis, una residenza rurale dove oggi si ubica l’antica torre (XV secolo).
Tutt’intorno vigneti, uliveti e campi di grano, nutriti in modo speciale dal calcare di questa terra.
Un’identità produttiva consolidata nel tempo nell’immagine di frutti corposi. L’autenticità di una materia prima degna di nota: si pensi solo alla porosità della pasta fresca come quella dei cavatille che insieme alle verdure spontanee di campagna rendono delizioso ogni abbinamento culinario.
Fonte: Sinisi, A., “I beni dei gesuiti in Capitanata nei secoli 17.-18. e l’origine dei centri abitati di Orta, Ordona, Carapelle, Stornarella e Stornara”, CESP, 1963.
pp. 199 – 200, Grana, S., “Istituzioni delle leggi della Regia Doana di Foggia”, Stamperia Raimondiana, 1700 ca.