Le Guide di Foggia Reporter: Stornarella
Stornarella – Ha il più antico terreno coltivato ed è il Reale Sito più alto del Tavoliere.
Dai toni rossi della sua terra, Stornarella è uno dei Cinque Reali Siti, le cui alture del Tavoliere si contraddistinguono per esser sommerse dalle onde di un autentico grano duro.
Ci aveva visto lungo il Neolitico, quando pensò di stanziarsi a Lagnano da Piede e dedicarsi all’agricoltura in quei 3388 ettari.
Si pensi che tra siti archeologici e pomodori oggi è ancora così.
Si può dire che Stornarella era già Stornarella quando ancora non esisteva, perché il suo nome iniziò a pronunciarsi solo nel 1600, periodo in cui i Gesuiti del Romano Collegio della Compagnia di Gesù si insediarono a Residentia Asturnariensis, antica sede della Cappella dedicata a Maria Santissima della Stella, attualmente riconosciuta in una magnifica chiesa a tre navate dai preziosi dipinti.
La traccia dei Gesuiti in quel di Stornarella permase fino al 1767, momento in cui furono espulsi dal Regno di Napoli e dunque dalle masserie del Tavoliere così devolute alle iniziative laiche per la pubblica istruzione.
Correva l’anno 1774, quando Stornarella divenne una delle colonie più ambite dei Cinque Reali Siti.
Circondata da tratturi dediti alla transumanza e a numerose vie di commercio, Stornarella fu subito attrazione per re Ferdinando IV di Borbone, colonizzando così quelle che furono le terre dei Gesuiti d’Orta.
Un territorio produttivo e dal terreno fertile, un’attrazione per molti tanto che nel 1806, Stornarella chiamò a sè anche re Giuseppe Bonaparte, il quale la tramutò in Università.
Un Comune di quei tempi, dove ad annoverarla vi fu la riunione dei Decurioni all’interno della Torre con l’orologio, ancora oggi visibile in Piazza Umberto, il cuore di Stornarella.
Ed è proprio per le vie del centro che Stornarella parla di sé attraverso monumenti e strade che man mano si sterrano e in estate lasciano intravedere fili di grano o qualche chicco d’oro fino a che, alzando lo sguardo, si ammirano pianure costellate di giallo e rosso.
S’immagini che spettacolo a fine agosto e inizi settembre, quando l’oro rosso del Tavoliere meridionale, tra grano ed uva, domina una terra devastata dal grano arso al sole.
Forse è per questo che i prodotti sono autentici e i piatti della tradizione così gustosi.
E no, non si può variare, perché questa terra produce soprattutto grano e cereali, quelli più buoni al mondo! Ed è per questa stessa ragione che non si può fare a meno delle orecchiette al grano arso e delle fave muzzecate che nell’insieme si lasciano ben annaffiare da un vino duro e rubino, quello che quando ci si sporca non si smacchia più.
Fonte: Iazzetti, V., Specchio, V., “Stornarella: i primi duecento anni : catalogo della mostra documentaria per il bicentenario della nascita del Comune di Stornarella”, Grenzi Editore, C., 2008.
p. 446., Corona., F., Nigro, R., “Augustali: Temi e culture del territorio” – Volume secondo, Parco Letterario Federico II, 2015.
pp.53 – 58, Gelao, C., “La Puglia al tempo dei Borbone: storia, arte, cultura”, Adda, 2000.
p. 221, Bevilacqua, P., “Storia dell’agricoltura italiana in età contemporanea: Spazi e paesaggi”, Marsilio, 1990