Agricoltura

Agricoltori, la prima lunga notte della protesta

[esi adrotate group="1" cache="public" ttl="0"]

“Avanti ad oltranza, ci fermeremo solo quando avremo ottenuto risposte”. Settanta trattori, simbolo della protesta, sono fermi sul piazzale dell’area di servizio sferzato dal vento gelido, illuminato dai lampeggianti dei trattori e dalle luci blu delle auto della polizia e dei vigili urbani. Il punto scelto per il raduno è alle porte di Lucera, crocevia dei Monti Dauni. Anche se tardi, arrivano in auto, alla spicciolata, altri agricoltori, e diversi cittadini. La prima giornata è alle spalle, davanti c’è una lunga notte in cui si faranno i turni. Lo stesso faranno negli altri presidi: al Green Park, a Borgo Incoronata, a Castelluccio dei Sauri. Sono tutti decisi ad andare avanti nella protesta contro le politiche europee e la nuova PAC; contro l’aumento del prezzo del gasolio agricolo e delle materie prime, la concorrenza sleale dei prodotti internazionali, il problema della manodopera, sempre più introvabile. Rivendicano politiche agricole attente e calate sui diversi territori con misure concrete a sostegno del settore: eliminazione l’obbligo di non coltivare il 4% dei terreni ed ogni forma di contributo volta a disincentivare la coltivazione;  regolamenti stringenti che contrastino l’ingresso sul mercato di cibi sintetici “Siamo qui in maniera libera – dice una rappresentanza di agricoltori – senza sigle sindacali e associazioni di categoria, perché, se siamo a questo punto, evidentemente chi avrebbe dovuto non ha fatto i nostri interessi, che sono gli stessi di tutti cittadini/consumatori”. Nella prima giornata, al prefetto di Foggia è stato consegnato un documento riassuntivo delle rivendicazioni. Sperano che qualcosa si muova, che i parlamentari si attivino in maniera concreta e veloce. Chi protesta ne farebbe volentieri a meno: ha aziende da mandare avanti, terre da seminare, tasse da pagare. L’eccellenza siamo noi- Made in Italy recita un cartello attaccato su un trattore “Le mie terre le ho ereditate da mio padre che le aveva ereditate da nonno – dice Carlo – una famiglia di agricoltori, vorrei tramandarle a mio figlio, vorrei  che continuasse a lavorarle, ma di questo passo sono a rischio. La politica agricola deve avere un solo obiettivo: permetterci di lavorare in santa pace, solo così continueremo a produrre l’eccellenza agroalimentare”.

[esi adrotate group="1" cache="public" ttl="0"]