Le Guide di Foggia Reporter: Foggia
Foggia – Nonostante si racconti molto sul capoluogo daunio, forse ancora in pochi hanno avuto il piacere di scoprirne la vera essenza.
Una matrioska di vicoli quattrocenteschi all’ombra di chiese romaniche, verdi palme e palazzi barocchi racchiusi in vialoni liberty.
Foggia appare una città moderna, ma in realtà fu fondata nel 1050 dal Guiscardo Roberto d’Altavilla, uno dei primi condottieri normanni in conquista del Sud Italia.
Il capoluogo di Capitanata, infatti, è prodotto di bonifica, volontà di istituire un centro nel Tavoliere delle Puglie, già segnato dagli adiacenti villaggi neolitici e dalle gesta di Arpi.
Seppur il Palatium e le mura federiciane siano andati perduti, soprattutto nel sisma del 20 marzo 1731, gli ipogei ne delineano ancora la raggiera che scandiva i cinque varchi ai borghi, di cui Porta Arpana rappresenta i “tre archi delle fosse granarie.
Il silenzio di Palazzo Tortorelli, De Rosa, Buongiorno e De Vita, la bellezza della Chiesa del Purgatorio, raro neoclassico nel Mezzogiorno, e del Tribunale della Dogana in Pozzo Rotondo sono prorompenti.
Per scoprire Foggia, bisogna seguire a mente sgombra il vernacolo degli anziani seduti dinanzi la cripta della Vergine Kyriotissa: l’Iconavetere.
La Cattedrale, un edificio in tufo del 1170, sorge sul pantano della Tavola Sacra innalzandosi in un romanico pugliese a metà, distrutto dal tempo e sovraccaricato dal barocco.
Così, si costella Via Arpi, dove passeggiarvi è come fare i sepolcri: intime chiesette, l’una accanto all’altra, in una commistione di simboli massonici, veracità e sconsacrazioni.
Chiunque, con una cartina in mano, noterà che una testa di cavallo delimiti i confini della città vecchia.
Ridenti strade ed usci di case, animate da onirici volti antropomorfi nell’avvolgente profumo del ragù di braciole alla domenica, si rivolgono su ripide scalinate agli edifici portentosi del Museo Civico, dello stimato conservatorio e alle sinuosità della Basilica Minore di San Giovanni Battista.
Lo stupore alla vista del Cappellone delle Croci, monumentalizzazione di una Via Crucis piantata nel ‘600 da alcuni cappuccini in invocazione della pioggia lungo i due grandi tratturi della transumanza.
A pochi metri, l’Epitaffio della Dogana di Alfonso I d’Aragona, monolite calcareo testimone del passaggio di pastori ed ovini provenienti dall’Abruzzo, capostipite della linea difensiva contro i Turchi e punto di riferimento per la realizzazione di Palazzo Dogana.
Quest’ultimo, ubicato nel “nuovo” centro cittadino, è secondo l’Unesco un “Monumento messaggero della cultura di Pace” in quanto l’originario progetto della residenza dei Gesuiti, durante il Regno di Napoli, fu trasformato in ciò che si vede oggi grazie alla collaborazione con Luigi Vanvitelli.
Gli interni barocchi, la Sala del Tribunale in particolare, accolsero le nozze tra Francesco di Borbone e Clementina d’Austria il 28 giugno 1767, proclamando Foggia capitale del Regno delle Due Sicilie per qualche giorno.
Perdendosi nel disegno bucolico dei fontanini di Piazza XX Settembre, arriva la controra, e il favonio, vento conclamato da Ungaretti nel Il deserto e il dopo sui gradini di Via Siberia, oltre al refrigerio trascina l’irresistibile odore di pn’ cutt, pett’l, turcinill e scagghjuzz. Autentica bontà foggiana!
Al Rosati, mercato storico della città, il vociare caotico pian piano si spegne e rimane il vivace colore delle bancarelle.
Si sta pur sempre parlando del Granaio d’Italia, una città dalla forte vocazione mercantile e dalla tenace resilienza: nel 1500, il Trattato di Granada la vide contesa tra spagnoli e francesi, che per giunta abolirono il dazio nel 1806 tramite Giuseppe Bonaparte; mentre i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, nel 1943, la rasero completamente al suolo.
Ma Foggia non è a metà, si completa nella Chiesa di San Francesco Saverio, nel Teatro “Umberto Giordano” dai maestosi pronai neoclassici e nei colonnati ionici in stile Oberty del Parco “Karol Wojtyla”, la seconda villa comunale più grande d’Italia con tanto di boschetto a faggeti secolari.
Lo scenario romantico raggiunge l’apice alla Fontana del Sele, una stella marina a cinque punte costruita nel 1926 per celebrare l’Acquedotto Pugliese, le cui cupole liberty si fanno spazio tra le architetture razionaliste sovrastando un intenso cielo azzurro.
Fugg da Foggj è solo un proverbio di una tipica città pugliese, che se scoperta, è inaspettata.
Fonte: Jarussi, U., “Foggia: genesi urbanistica, vicende storiche e carattere della città”, Adda, 1975.
De Troia, G., “Federico 2: l’urbe Foggia sia regale inclita sede imperiale con oltre 600 illustrazioni”, 2012.
Arbore, G., “Famiglie e dimore gentilizie di Foggia”, Schena, 1995.